Il gioco del destino e della fantasia

Il gioco del destino

Titolo originale: Gūzen to sōzō

Tre storie d’amore in cui il caso e talvolta l’equivoco svolgono un ruolo fondamentale, ma anziché sabotare le geometrie sentimentali esaltano il desiderio e l’immaginazione. Tre racconti magistrali diretti da un regista giapponese che quest’anno ha vinto prima un Orso d’argento a Berlino (con questo film, in sala dal 26 agosto), poi un Premio per la miglior sceneggiatura a Cannes con Drive My Car, anch’esso in uscita grazie alla Tucker film. Tre variazioni sul tema in cui l’eleganza più controllata e squisitamente nipponica («L’eleganza è frigida», sentenziò Parise di ritorno dal Giappone, oggi sappiamo che sbagliava) si sposa ad attrazioni inconfessate e forse inconfessabili, o a testi intrisi dell’eros più esplicito declamati senza che né la lettrice né il destinatario di quelle pagine roventi (che poi è il loro stesso autore!) si permettano un capello fuori posto. Per non parlare di quei fantasmi del passato che illuminano con forza il presente nell’ultimo e più sorprendente episodio. Se un autore si riconosce dallo stile, il cinema così apparentemente letterario di Hamaguchi (classe 1978) segnala un autore con la A maiuscola che usa a meraviglia un pugno di elementi: i dialoghi scolpiti quanto fluidi, il gioco delle inquadrature e del fuori campo, la presenza discreta ma decisiva della natura, il controllo della drammaturgia e dei suoi eccellenti interpreti. Resuscitando una tradizione che può evocare i grandi libertini francesi come certi autori giapponesi del Novecento (Kawabata e Naruse su tutti), ma è messa in risonanza con mezzi, mode e modi di comunicazione del tutto contemporanei, dall’ e-mail ai manga (solo evocati ma ben presenti nel disegno dei personaggi). E non per modernizzare a tutti i costi bensì per esaltare le eterne ambiguità, e la potenza generativa, del discorso amoroso. Cosa vuole davvero, ammesso che lo sappia, l’ex-amante di ritorno? Che differenza c’è tra una pagina erotica e quella stessa pagina letta ad alta voce? Il potere della parola amorosa, sembra suggerire Hamaguchi, è tale da andare a segno anche con decenni di ritardo, e perfino se rivolta a un destinatario diverso da quello originario. Che poi a condurre le danze siano sempre le donne, seguendo fino in fondo le imperscrutabili leggi del desiderio, è solo il segno più certo e vistoso dei tempi.